| Nym Erverhat è il mio nome. Nacqui nella notte dell’undicesimo giorno del Postapritore 254. Ancora rimbombava il frastuono per i festeggiamenti di Re Morgan II quando mia madre, M’Nym della valle dei Sussurri, mi metteva al mondo. La sua fu una vita lunga e piena di gioie, prima come decoratrice di archi nella città Sindar di Tiond, poi come cultrice e guaritrice in nome della dea Beltaine, devota allo spirito della Farfalla. Questo la portò a viaggiare all’interno dei territori silvani ed a spingersi, in rare occasioni, sino alla città di Rotiniel. Fu qui che incontrò mio padre, Breetis Erverhat, uomo solitario, viaggiatore in cerca della ricchezza dell’anima e della conoscenza, sempre spinto da una insaziabile curiosità per le cose del mondo, maestro nelle nobili arti della musica e della spada. Per anni egli aveva navigato e setacciato i dintorni di Rotiniel, addentrandosi anche nei terreni da cui spesso gli umani non sanno fare ritorno. Quando si trovò a sguainare la spada, per colpa della sua imprudenza, di fronte ad un Sindar, fu M’Nym ad interrompere lo scontro ed interrogare l’uomo sul motivo della sua presenza. Fu così che i racconti del giovanissimo Breetis, allora appena trentenne, ammaliarono la creatura più incantevole che egli avesse potuto scorgere nei suoi mille viaggi senza meta. Lei, forse annoiata dallo scorrere uguale degli anni, come troppi granelli di sabbia in una clessidra lo seguì, promettendo eterna fedeltà a Beltaine ed al suo popolo, ma da questi bandita per la sua scelta. Era l’anno 246 e per molti inverni i due viaggiarono assieme alla ricerca di ciò che di bello poterono trovare in Ardania. Fu solo alla decisione di mettere al mondo un figlio che nel 252 trovarono dimora a Nosper, dove entrambi intrapresero l’umile lavoro degli intagliatori di legno. Dalla mia nascita, entrambi si dedicarono alla mia istruzione, unendo le conoscenze naturali e spirituali di lei, alla passione per il mondo e l’arte della scherma di lui. Furono anni bellissimi, in cui non conoscemmo dispiacere. Istruito, soddisfatto e sano, crebbi abbracciato dall’amore della mia famiglia. Ma qualcosa interruppe il nostro idillio poiché M’Nym, da sempre legata con lo spirito alla sua terra, capì che avrebbe dovuto fare ritorno a Tiond. Non fu molto il tempo che ci rimase prima che partisse. Ci chiese di restare ed io – figlio dodicenne mezz’elfo di un uomo ormai stanco nel corpo – dovetti cedere alle sue richieste. L’attacco dei figli di Luugh mi lasciò orfano e solo a sopportare il mio dolore e lo sconforto di mio padre, che mai avrebbe pensato di seppellire il corpo della sua metà. Era l’anno imperiale 266 Gli allenamenti con la spada e l'arco divennero intensi e silenziosi come i dieci anni che seguirono ed i miei studi, ormai solitari nelle foreste, si rivolgevano alla memoria e la stirpe di mia madre, di cui portavo il nome come una promessa e sentivo il canto come un richiamo. Il mio carattere, prima scherzoso e solare, divenne con il tempo meditativo e ombroso, ma privo di malignità. Mai impulsivo, né violento, come entrambe le mie radici mi avevano insegnato ad essere, ma spezzato per il dolore, disilluso da un mondo crudele. più la meditazione e la lettura che i festeggiamenti placavano il mio animo. così passarono gli anni, tra i libri, gli allenamenti ed il lavoro che prima era stato dei miei genitori. Proseguirò sulle loro orme, mi prometto, alla ricerca della conoscenza e delle arti, maestro nella spada come il braccio forte di mio padre, saggio e puro come il cuore di farfalla di mia madre. Così oggi, Granaio dell’anno 276, muore del veleno del dolore il mio stanco padre, raggiunge colei che sola gli aveva regalato la vita, mentre io, ormai solo, mi trovo a Nosper ed inizio il mio viaggio.
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