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ipotetico BG NUOVO DRUIDO, druido sentiero bestia

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Cerald
view post Posted on 15/6/2015, 14:23




Salve sto preparando un BG di un druido umano per quando riapriranno la classe druido visto che è imminente potete aiutarmi e darmi dei consigli posto il BG
qui sotto, siate clementi la punteggiattura non è il mio forte haha e spero di non aver cambiato troppi tempi di narrazione.

Nome:Cerald Caril

Aspetto fisico: altezza 1,78
Fisico robusto tendente al tarchiato
capelli castano scuro, lunghi fino alle spalle, mai tagliati o curati in alcun modo.
Occhi verdi
barba folta e incurata

Note Caratteriali: Schivo, Solitario diffidente , evasivo ma aggressivo se costretto.



Sono nato a Seliand il 12 Granaio 249 da una famiglia di coltivatori.
A pochi giorni dal parto mi sono girato al contrario nel ventre di mia madre, questo ha creato non pochi problemi
all'allevatrice.
Rimasi più del dovuto con le gambe fuori e la testa dentro, suppongo mi sia mancato di che respirare ,
per questo fin da che ho memoria ho difficoltà nel parlare.
Fisicamente un bambino sano di un bel colorito rossastro con un bel pò di capelli lisci e scurissimi.
Ovviamente il problema alla parola non si è notato prima del mio 4 / 5 inverno.
Ho iniziato ad emettere brevi suoni ,in ritardo rispetto ai figli delle altre famiglie nostre vicine, e mi accorgevo
che per me coordinare il pensiero con la lingua era difficile , e spesso il suono che ne usciva era lento e sconnesso.

Io non ci facevo più di tanto caso a quell'età , mi sembrava normale ma poco a poco iniziavo a capire guardando i miei genitori
che qualcosa in me era diverso.
Non eravamo una famiglia benestante tutt'altro ma ricordo che intorno ai 6 anni mio padre invitò a casa un educatore , che era
solito da molti anni venire a Seliand per raccogliere alcune erbe sulle rive del lago Seeren.
Il ricordo è vago e frammentato ricordo che mi aveva sottoposto ad una specie di visita, proponendomi alcuni ragionamenti , e piccoli problemi da risolvere,
ricordo che il suo sopracciglio si corrugava solo quando cercavo di dar fiato alla bocca, ma non per ciò che dopo
alcuni tentativi se ne poteva interpretare.

Da quel momento ho iniziato ad utilizzare sempre di meno la voce aiutandomi coi gesti, o meglio mi sforzavo di parlare
solo con persone di cui avevo fiducia.
Quello stesso inverno mio padre trovò un piccolo randagio , un meticcio bianco e marrone , qualcuno lo aveva chiuso in
un sacco di juta e gettato nelle acque del Seeren, lo aveva sentito rantolare mentre la corrente lo aveva spinto
contro un tronco spezzato vicino alla riva.

Negli anni a seguire io e Spillo il meticcio salvato da mio padre, siamo diventati inseparabili,
riuscivamo a capirci con uno sguardo, non dovevo sforzarmi di parlare ,era quasi come se solo poggiando una mano
sulla sua testa lui e io ci capissimo.
Crescevo forte e sano e dai miei genitori imparavo il rispetto e l'amore per la terra che ci nutriva coi suoi frutti;
Mia madre che era solita occuparsi per lo più degli animali mi avvicinò
al rispetto e alla cura di quest'ultimi, che siano da latte da carne o da lavoro;
mi ripeteva spesso mentre l'aiutavo a pulire la stalla o ad abbeverare il cavallo che in questo mondo, diamo quello che riceviamo
e che per avere un buon latte la mucca deve essere ben nutrita e non le deve mancare l'acqua.

Mio padre invece si occupava della terra e del raccolto, lavoro molto più faticoso, mi insegnò la pazienza , l'osservazione
e a guardare il cielo la notte per sapere cosa era meglio piantare l'indomani.
Passavo ore con lui anche nei boschi circostanti il villaggio, a osservare la moltitudine di piante , muschi e funghi
che naturalmente crescevano protetti dalle fronde degli alberi.
Era solito ripetermi che ciò che l'uomo con fatica e sudore riesce a coltivare e solo un tentativo goffo di avvicinarsi
a quella che madre natura riesce a fare con pazienza e armonia.

Gli anni passavano e man mano che crescevo seppur gran parte del tempo in silenzio a parlare con me stesso nella mente
e aiutandomi coi gesti con la mia famiglia iniziai a farmi carico di piccole commissioni , per esempio
facevo alcune piccole comnsegne del nostro raccolto ad altre famiglie del villaggio, ovviamente sempre accompagnato dal mio
inseparabile compagno Spillo.
E' in quegli anni che qualcosa piano piano cambiò in me, mi stavo allontanando dalla comprensione della mia famiglia
per avvicinarmi al giudizio del prossimo, mi trovavo spesso in difficoltà quando dovevo farmi capire dalle genti del villaggio
e più di una volta sono stato schernito , o compatito da persopne che non mi capivano.

Un'episodio però mi spaventò a tal punto da rinchiudermi ancora di più in me stesso.

Era una splendida primavera dell'anno 261 avevo 12 anni e mia madre mi chiese di andare a comprare dell'avena per il cavallo
perchè eravamo rimasti senza, guardai Spillo chiamandolo nella mia mente "vieni andiamo bello", mi guardò un istante sgattaiolò
da sotto il recinto del maiale e mi corse appresso.
Presi alcune monete da mia madre che ovviamente si raccomandò di non andarmene a bighellonare in giro per i boschi,
cosa che adoravo fare con Spillo, e mi diressi alla bottega qualche centinaio di metri all'interno del villaggio.

Cercai di farmi capire dal mercante , dicendo qualcosa come "AAaa-venu Caballo" portandomi la mano alla guancia e
facendo un piccolo nitrito da puledro.
Spillo mi stava aspettando fuori seduto a guardarsi in giro.
Presi il mio sacco d'avena ,guardai Spillo che si affrettò a seguirmi e passai difronte alla locanda.
Dall'interno sentivo provenire risate e musica, così pensai che avrei potuto dare una sbirciatina dalla finestra ,
poggiai il sacco a terra ci salii sopra usandolo come appogio e con le mani aggrappate al davanzale feci capolino con la testa.
Spillo nel frattempo si era distratto a scrutare 2 grossi mastini legati all'esterno che mi fissavano sonecchiando al sole.

Nemmeno il tempo di posare il mento alla finestra per sbirciare dentro , che mi sentii tirare all'indietro da qualcuno.
Caddi colpendo un grosso ciottolo del sentiero con la nuca, rimasi qualche istante a ripetermi nella testa
che diavolo fosse successo e lo sguardo si rivolse a Spillo, vidi un giovane ragazzo robusto di qualche anno più vecchio di me con un bastone in mano e Spillo steso a pochi metri dai due grossi mastini
che come se nulla fosse erano rimasti perfettamente immobili .

Cercai di rimettermi in piedi e voltandomi vidi altri due ragazzi proprio difronte a me.
Uno di loro mi prese per un braccio avvicinò il suo volto al mio e scrollandomi con forza disse.

Ragazzo 1 "guardate ... lo scemo del villaggio ha lasciato la sua fattoria!"
esplodendo in una risata

Poi mi spinse nuvoamente a terra e il suo amico dopo avermi dato un calcio si avvicino al terzo di loro , che brandiva ancora il bastone ed era dritto
in piedi sopra Spillo

Ragazzo 2 " che dici anche il suo cane è scemo?"
Ragazzo 3 col bastone "chissa ... forse se si risveglia dalla bastonata lo sarà anche lui - hahahaah"

sentivo il cuore in petto rimbombarmi nelle orecchie, le lacrime mi scendevano lungo le guancie sporche di terra,
il mio pensiero andava a Spillo, era a terra e non si muoveva ma non sapevo cosa fare.
Provavo a gridare aiuto, ma l'ansia e la paura accentuarono il mio problema e riuscivo solo a emettere un suono simile
al latrio di una pecora sofferente.

I due ragazzi voltarono le spalle a Spillo e si avvicinarono verso di me, mi tirai indietro aiutandomi con le braccia
perchè avevo paura di rialzarmi, ma loro avanzavano e io presto mi trovai con il muro della locanda alle spalle, carponi e inerme.
Nella mia mentre gridavo aiuto disperatamente guardandomi intorno e gli occhi iniziarono a riempirsi di lacrime impedendomi la vista
, poi non so perchè ma istintivamente posai lo sguardo su quei grossi mastini che per tutto il tempo erano rimasti
legati seduti immobili a guardarsi in giro.
Nella mia mente pensai " aiutaemi!"
non so se per pura fortuna o perchè il ragazzo col bastone inizio a levarlo caricando il colpo sopra di me, ma d un tratto
i 2 grossi mastini scattarono in avanti portandosi dietro un pezzo della staccionata a cui erano legati , in meno di un istante uno
di loro si frappose tra me e i ragazzi e l'altro iniziò a girare intorno ai 3 come se fossero pecore da raggrupare.

Il Mastino che si frapponeva tra me e loro chinò il capo verso i ragazzi e iniziò a ringhiare furiosamente mentre l'altro continuava a spostare lo sguardo
sui ragazzi e su di me come ad aspettare che gli dicessi cosa fare.
Esitai...stavo per pensare che li avrei voluti vedere attaccati e sbranati ... e di colpo la porta della locanda si chiuse fragorosamente
e una voce dura intonò

"Sam ! Ruth ! qui! e voi 3 farete meglio a girare i tacchi e tornare a casa primi che decida di dire ai miei cani di sbranarvi"

I 3 ragazzi spaventanti corsero via e mentre mi stavo asciugando il volto dalle lacrime con la manica per cercare di capire da dove venisse quella voce
2 braccia robuste mi sollevarono da terra per rimettermi in piedi.
Mi divincolai dall'uomo e mi gettai in ginocchio da Spillo, che respirava ancora, ma aveva una ferita sopra l'orecchio sinistro.
L'uomo si avvicinò seguito dai 2 molossi e si chinò vicino a me:

" tranquillo ragazzo il tuo cane sta bene , ha solo perso i sensi per la botta, ma cosa volevano da te quei 3?"

Ero ancora molto scosso e singhiozzavo ,mi voltai verso l'uomo e lo squadrai bene per la prima volta, vestiva di pelle
aveva lunghi capelli grigi raccolti e una barba corta e curata , arco e farestra pendevano dalla sua spalla
e un lungo coltello alla cinta.

Lo guardai e indicandomi la gola e poi la testa gli feci capire che mi stavano prendendo in giro.
mi posò la mano sulla spalla e mi disse:

"non tutte le creature hanno bisogno della parola per esprimersi , anzi poche di loro
sono così ottuse da doverlo fare , guarda i miei cani , non hai avuto bisogno di parlargli per farti aiutare giusto?
e credimi difficilmente cani cosi ben addestrati fanno qualcosa se non è il padrone a chiederlo"

fece seguire un occhiolino ,mi aiuto nuovamente a rialzarmi, mi legò il sacco di avena in spalla e posandomi Spillo fra le braccia mi disse:

"ora va torna a casa ragazzo ,il tuo cane ha bisogno di riposare"

Tornato a casa raccontai l'accaduto ai miei genitori che mi guardarono con un misto di incredulità e paura che
potesse nuovamente succedermi.
Per le notti successive al fianco di Spillo che si stava riprendendo dalla ferita mi trovai a chiedermi perchè quei cani
si erano comportati così, se per il bastone o se perchè in qualche modo avevano percepito la mia richiesta di aiuto,
e perchè erano venuti... solo quando ero ormai disperato ...
Poche settimane dopo tutto tornò alla normalità , o quasi, non me la sentii più di avvicinarmi troppo al villaggio,
sentivo come un peso ad ogni passo che facevo .
Iniziai a recarmi sempre più spesso nei boschi nel mio tempo libero, li mi perdevo nei suoni e nei profumi del bosco.

Passarono i mesi e insieme alle mie conoscenze sulla semina e sugli animali in me inizò pian piano a cambiare qualcosa,
direi a germogliare un desiderio , sentivo i piedi fremere , e il mio sguardo era sempre più rivolto verso il bosco.

Aiutavo mio padre con la semina e il mio sguardo timidamente finiva nel sottobosco,
portavo il cavallo al fiume , e mi ritrovavo a fissare l'acqua così intensamente da far si che i raggi del sole riflessi
mi abbagliassero la vista.

Iniziavo sempre di più a fare domande ai miei genitori , sulle piante e sugli animali che abitavano nelle zone circostanti,
e sempre meno a parlare di me e di loro.

Gli anni passarono e il tempo trascorso nel bosco con Spillo, era sempre di più,
e sempre di più ogni giorno mi inoltravo nei boschi e nelle radure circostanti, camminavo anche per ore e ore,
intorno ai 16 anni ormai mi alzavo all'alba e senza dire nulla prendevo e iniziavo a vagare osservando e spiando le creature
dei boschi, potevo stare ore ad osservare un cervo brucare e alzare la sua testa ad ogni minimo rumore ruotando le orecchie in cerca
di capire la direzione da dove proveniva.
Parlavo tantissimo nella mia mente con tutto ciò che mi circondava, piante, alberi, con il vento e con Spillo!
Ogni giorno diventava più difficile per me tornare a casa.

Dormivo per ore , sotto una sporgenza di roccia su un letto di muschio, o mi trovavo ad arrampicarmi su un albero per
vedere sempre più lontano dove mi sarei diretto l'indomani,
o mi trovavo ad aprire nocciole raccolte alla base di un albero e lanciarle ad uno scoiattolo a pochi metri da me.

Le mie passeggiate iniziarono a divenire sempre più lunghe, e di ritorno iniziai a parlare sempre meno anche coi miei genitori,
che non capivano cosa mi stesse succedendo.
Io li guardavo e non potevo non amarli, ma sentivo che per quanto loro, amassero la terra che li nutriva e che li manteneva,
per quanto rispettassero tutto ciò che madre natura gli aveva concesso, per loro era "il pane quotidiano"
per me era la vità.

Ben presto le mie passeggiate iniziarono all'alba e finirono al tramonto, Spillo stava invecchiando e spesso mi dovevo fermare
per farlo riposare, le scarpe ormai non le portavo più da settimane , sempre più smisi di dare improtanza ad indossare vesti pulite
a curare i capelli e la barba che mi stava cresciendo omrai da 2 inverni ,avevo 19 anni .

Un giorno mi spinsi fino ai piedi dell'Orus Maer e vidi Spillo molto stanco , ci fermammo in una piccola grotta a riposare chiusi gli occhi e la stanchezza
prese il sopravvento .
Mi svegliai che ormai il sole era calato, cercai istintivamente Spillo raggomitolato vicino a me
e appena posai la mano su di lui, capii che aveva smesso di respirare, il mio piccolo amico mi aveva accompagnato per la mia
ultima passeggiata, in me sentivo che quel momento era vicino e seppur affranto ero sereno, e calmo.
Era da molto tempo che oservando la vita al di fuori del villaggio , avevo compreso come la natura facesse il suo corso
inesorabile, senza violenza , senza cattiveria ne bontà, tutto ciò che dava doveva essere restituito,
E la vita non faceva eccezzione.

Lo presi tra le braccia un 'ultima volta, mi incamminai verso sud nel folto del bosco e poi verso una piccola radura
che si apriva verso il cielo che iniziava a riempirsi di stelle, mi inginnocchia e con l'aiuto di un ramo
inizia a scavare una piccola buca , riposi Spillo al suo interno e lo seppellii, quella radura gli sarebbe piaciuta molto,
vi erano un sacco di piccoli fiori gialli, e il sole poteva fare capolino a scaldare l'erba.

Mi alzai e lentamente mi diressi verso casa, pensando a tutti i bei momenti passati insieme senza alcun rimpianto.

Fu una notte serena e sognai me e spillo rincorrerci proprio in quella radura dove lo avevo seppellito.

A.I 273 avevo 23 anni ormai stavo fuori per giorni tornavo a casa 1 volta a settimana , mi spingevo fino ai
confini di Amon o verso la vecchia Edorel o ancora a sud verso Nosper.
Il tempo era diventato irrilevante ,mi spostavo per lo più seguendo un odore che mi colpiva, o seguendo un animale, portavo sempre con me un
lungo coltello e un grande bastone, spesso mi nutrivo di bacche e radici, alcune volte cacciavo qualche lepre o qualche piccolo cervo.
non portavo più le scarpe da piu di 2 anni e dai vecchi vestiti avevo ricavato del filo con cui cucivo le pelli
degli animali che cacciavo o che trovavo morti.
Mi rinfrescavo occasionalmente nelle acque dei fiumi e dormivo spesso in caverne , grandi alberi o dove trovavo.
Seguivo spesso orsi e lupi, e approffitavo di ciò che loro scartavano dalle loro prede, ossa, corna , pelli e carne.

Non temevo quegli animali , ero solito imbattermi in loro ,forse non vedendomi come una minaccia tolleravano la mia presenza, seppur senza mai invadere i loro spazi o avvicinarmi troppo.

Facevo ritorno forse 1.. 2 volte al mese ormai a casa dai miei genitori, iniziavo a sentirmi fuori posto anche con loro,
il mio olfatto si era adattato ai profumi del bosco e alcuni odori casalinghi mi infastidivano,
comunicavo ormai solo con i gesti anche con loro, ma i miei occhi trasparivano comunque amore nei loro confronti.

Mia madre cercava sempre di ripulirmi ogni volta che mi vedeva , mi lsciava sempre dei vestiti puliti al mattino presto sull'uscio sapendo
che sarei ripartito , e ogni volta li sfioravo con la mano o addirittura li annusavo ma li lasciavo li.

Mio padre invece ormai quando io facevo ritorno usciva e andava ad accudire gli animali, soffriva o non comprendeva nel vedermi
così non accettava la vita che avevo scelto.
Doveva già sopportare lo scherno del villaggio per aver messo al mondo un selvaggio analfabeta.
Ma le rare volte che i nostri sguardi si incrociavano sapevo che soffriva perchè mi stava perdendo non per le malelingue.

Poi nell A.I 276

a 27 anni , una notte mi trovavo a nord ovest di Seliand , nei boschi nei pressi del Trivio, un misto di odori di ferro, fumo e sudore di cavallo mi pervase le narici,
proveniva dal sentiero , seguìì l'odore e mi spinsi poco a sud del Trivio.
Qui molti uomini stavano combattendo tra di loro, riconobbi i manti, soldati della guerriera e di hammerheim incrociavano le spade poco lontano dal sentiero.

Mi colse una sensazione di rabbia, misto ad agitazione mi diressi verso sud, era quasi l'alba e mi avvicinai furtivo alla fattoria dei miei genitori, volevo solo sapere se stavano bene.
Era tutto tranquillo, nell'aria il profumo dell'acqua calda che bolliva e il camino accesso.
Decisi che mi sarei allontanato da quella follia , in cuor mio sperando che lo scontro non si sarebbe spinto cosi a sud,
mi diressi verso il lago Sereen e seguii il fiume Ferer fino ad una grossa foresta a est del Monte Zaffiro.
Sarei rimasto lì per qualche tempo, lontano dal rumore dei miei simili che si uccidevano.

Dopo circa 2 lune , tornai nuovamente nei pressi di Seliand per controllare che la mia famiglia stesse bene , era un impulso che via via scemava ma che ancora era presente
giunsi nei pressi della fattoria, e nell'aria non sentivo più lodore degli animali, posai una mano sul muro in pietra ed era gelato , da molti giorni il camino non veniva acceso, credo che la mia famiglia
spaventata dalla battaglia a nord lasciò la fattoria , la cosa mi scosse per un istante ma credevo che la sensazione sarebbe stata di dispiacere invece ero sollevato
per loro e mi sentivo finalmente totalmente libero sapendoli al sicuro.

Tornai nel folto della foresta e mi diressi nuovamente nei pressi del monte zaffiro, passavano i mesi,
e il mio legame con la madre terra cresceva ,ogni giorno che passava, percepivo un nuovo odore mai percepito, un rumore mi risuonava come nuovo all'orecchio
e il mio passo si faceva sempre più leggero, i miei muscoli si rafforzavano e la mie pelle si inspessiva,
raramente provavo freddo o caldo, ero a mio agio nei boschi con la pioggia o con il sole, la mia mente era sempre più simile a quella di un animale, riflettevo con me stesso ovviamente ma sentivo
farsi sempre più forte per esempio lo stimolo della fame, quando avevo fame faticavo a riflettere e se prima mi appostavo ore per prendere una lepre con una bastonata, ora riuscivo a seguirne l'odore
e a cacciarla a mani nude.



A.I 279 ho 30 anni,
Non mi reco il un villaggio da 2 inverni, osservando gli animali della foresta inizio a comprendere e riconoscere quali erbe devo mangiare per i dolori allo stomaco , o quale corteccia
usare per lenire il bruciore di una piccola ferita.
Il mio passo si è fatto molto veloce, riesco a percorrere molta più strada in una giornata, mi sposto quasi continuamente, sento meno la fatica,
ma spesso mi accorgo di seguire l'istinto e riflettere meno, questa cosa a volte mi spaventa.
Le creature che prima mi tolleravano come lupi e orsi ora sembrano non fare caso a me, mi osservano mi annusano e sembra quasi mi capiscano, posso mangiare insieme a loro,
bere dove loro si abbeverano.
Se prima mi sentivo un viaggiatore curioso, oggi mi sento tutt'uno con queste creature , mi sento finalmente a casa, ho deciso di approfondire questo aspetto,
e passo ogni attimo che posso avvicinadomi a loro, seguendo i loro percorsi e riposando con loro nelle loro tane, io mi prendo cura di loro e loro di me,
viaggio di continuo perchè sento la necessità di vegliare su questi boschi che mi hanno dato tanto e che ogni giorno mi fanno sentire finalmente completo e parte della madre terra
, sempre in mutamento e lontano da quelle che sono le distrazioni superflue degli altri popoli.
 
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